mercoledì 16 dicembre 2015

L'ultimo arrivato

La storia d'Italia del secondo Novecento nel romanzo L'ultimo arrivato di Marco Balzano (Sellerio, 2014)



Stefano domenica scorsa mi ha detto: "Ti ho portato un libro che mi è piaciuto molto e che credo toccherà le corde a cui sei sensibile" e mi ha messo in mano L'ultimo arrivato di Marco Balzano.
Aveva ragione, l'ho letto con urgenza tralasciando le altre letture in corso nei ritagli di tempo che il lavoro mi concede. 
Ha ragione perché è una scrittura molto bella e perché il libro tocca le mie corde, il mio interesse per quel mondo del lavoro, della fabbrica, degli ultimi in cui affondano la mie radici. Il libro racconta una storia terribile di emigrazione minorile che (come spiega molto bene nella nota) non è quella dei molti, moltissimi casi di ragazzi che hanno vissuto l'emigrazione con la propria famiglia, esperienza dura, a volte durissima, ma quella dell'emigrazione di ragazzi fra i 9 ed i 13 anni senza la famiglia al seguito di parenti o semplici conoscenti dei propri famigliari. 
Ragazzi che dovevano subito cominciare a lavorare - ovviamente in nero  e ovviamente pagati poco - per sopravvivere. Non è la storia di Germinale di Zola e nemmeno la storia dei miei genitori  che avevano quell'età negli anni Trenta, bensì di un ragazzo siciliano nato nel 1950 (anno di nascita di mia sorella) che nel 1959 (il mio anno di nascita) emigra  a Milano assieme al vicino di casa. 
Il libro racconta  la storia di Ninetto, della sua infanzia rubata e dei suoi primi anni a Milano, alternandola al presente quando il protagonista ormai anziano sta lasciando il carcere dove ha scontato una pena  di dieci anni per una colpa terribile che si svelerà lentamente lungo il racconto. Sullo sfondo di questa confessione, quasi solo di riflesso, ma in realtà molto presente, c'è la trasformazione della società italiana dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, dal secondo dopoguerra al miracolo economico, dagli anni Sessanta alla deindustrializzazione  in atto. Un affresco estremamente efficace che  come pochi ha saputo tratteggiare il vissuto delle nostre generazioni, ancor più sorprendente se pensiamo che è scritto da una persona nata nel 1978. Un  grande scrittore ed un libro che consiglio a tutti.

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