Nella
prima metà del ‘900 il mondo era passato per l’esperienza di due
guerre mondiali e l’Europa, principale teatro
dei due conflitti, aveva assistito al progressivo coinvolgimento
delle popolazioni civili nei conflitti sino all’annientamento
sistematico di parte dei propri membri. Nel corso degli anni
Cinquanta le popolazioni sono tutte impegnate nella ricostruzione
materiale e morale della società dalle ferite lasciate aperte dalla guerra appena conclusasi. La ricostruzione avviene però nella
cupa atmosfera del mondo bipolare nato dal trattato di Yalta. La
Guerra Fredda fra i due blocchi minacciava di riaprire un terzo
conflitto mondiale e all’interno di essi dominava la repressione
del dissenso del rispettivo modello, come testimoniano la caccia alle
streghe e l'espulsione dai luoghi di lavoro nel mondo occidentale e
la repressione del dissenso e delle rivolte nei paesi oltrecortina.
E' invece negli anni Sessanta, con l’affacciarsi sulla scena delle
generazioni nate alla fine del conflitto che emergono nuove
inquietudini e si apre una lunga stagione di lotte che mettono in
discussione i principi sui cui si reggeva la società del dopoguerra
e gli stessi equilibri stabiliti dalla Guerra Fredda. Una nuova
“primavera dei popoli”, un vento di rivolta investe non solo le
società occidentali, ma anche i paesi oltrecortina e quelle dei paesi
in via di sviluppo. Questa stagione avrà una durata più o meno
lunga a seconda del paese e del grado di repressione messo in atto dalle rispettive classi dirigenti. Tuttavia vi sono alcune
caratteristiche che accomunano tutti i paesi che ne sono investiti. In
primo luogo è una rivolta generazionale, sono i giovani ad esserne i
grandi protagonisti, lo saranno gli studenti universitari e medi,
ma anche le giovani leve operaie. Il primo obbiettivo della rivolta è contro l'autoritarismo che domina i rapporti sociali e tutte le istituzioni
sono assoggettate a una feroce critica. Il secondo
elemento è che la rivolta investe
tutti gli aspetti dei rapporti sociali a partire dalla famiglia stessa, l'educazione, la scuola, la salute, la giustizia, il lavoro: basti pensare alla nascita in Italia di organizzazioni come
Magistratura Democratica, Medicina Democratica, Psichiatria
Democratica che mettono in discussione l'uso repressivo e classista
delle rispettive istituzioni.
Per
quanto concerne la primavera italiana essa è stata caratterizzata da
una radicale conflittualità operaia che ha investito le principali
fabbriche i cui elementi generalmente riconosciuti sono stati il
protagonismo dell'operaio-massa, del Cipputi rappresentato nelle
strisce di Altan, la rivendicazione egualitaristica e l'introduzione
della democrazia di fabbrica con l'istituzione del sindacato dei
consigli. Inoltre forse in nessun altro caso l'incontro fra
giovani studenti e giovani operai è stato così proficuo come nel
caso italiano riuscendo a mantenere alta la conflittualità sia dentro che
fuori dalla fabbrica per tutto il decennio successivo. Per questa ragione molti analisti hanno giudicato il caso italiano come un'eccezione, un'anomalia
rispetto al resto del mondo.
Se
si volesse indicare una periodizzazione spazio-temporale del fenomeno
potremmo indicare Torino quale città simbolo della parabola delle lotte operaie: nel 1962 avvengono gli scontri di Piazza Statuto con i quali le giovani generazioni operaie riprendono l'iniziativa mettendo fine ad un decennio di sconfitte subite. Questa straordinaria stagione di lotte operaie si chiuderà nel 1980 con la marcia dei quarantamila quadri
che decreta la sconfitta del protagonismo operaio caratterizzato dal sindacato dei consigli.
Si è trattato di un lungo ciclo di lotte che ha modificato per lungo tempo le relazioni industriali in Italia, ma la critica
all’autoritarismo e la messa in discussione dei principi fondanti
la società borghese italiana hanno prodotto altre grandi trasformazioni
sociali: dalla scuola alle università, dalla magistratura
all’insegnamento, dalla medicina alla psichiatria, dalla religione
alla famiglia, dalle relazioni sociali a quelle sessuali ed
affettive.
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